Stalinismi
Tutti gli articoli della categoria
-
Call it by its name: propaganda
La propaganda, ieri come oggi, serve proprio a questo: a convincere tua zia che il suo negozio di parrucchiere stenta a partire per colpa dei giudei, a farti sospettare di quello che potrebbe salvarti la vita, a dividere, dividere, dividere una società che lasciata a un confronto non inquinato rimarrebbe multiforme - e meno male - ma solida sulle sue basi.
-
L’utilità dell’errore
Nel mondo del marketing, in particolare nel mondo pubblicitario, niente va storto, mai. I cieli sono sempre azzurri, i mari calmi, i barattoli facili da aprire e i vestiti cadono perfettamente. E poi?
-
La differenza tra storia e narrazione (o del come avrei fatto io)
La differenza tra trama e narrazione (tra storia e racconto) spesso mette in difficoltà chi fa un corso di storytelling con me: proviamo a chiarirla con un esempio.
-
Il magico potere del parlare meno e meglio
Vorrei provare a insegnare ai miei clienti a moltiplicare il valore delle parole riducendone la quantità: perché restino, perché pesino, perché alleggeriscano, pur continuando a vendere.
-
No al body shaming, no allo shame shaming
Facciamo attenzione a non trasformare il body shaming (criticare il corpo di una persona) in shame shaming (criticare la vergogna di una persona): volersi bene “così come siamo” non deve diventare un modo per dimenticare che prendersi cura del proprio corpo è il modo migliore per farlo.
-
Le campagne non le porta la cicogna
Nel tritacarne della qualità dovuto all'abbassamento dei budget pubblicitari e di comunicazione la figura più sacrificata infatti è proprio quella dedicata a trasformare i contenuti da esprimere in messaggi testuali, il copywriter.
-
Sessanta secondi da profugo
Una cosa è capire razionalmente cosa vuol dire essere un migrante, un profugo, uno "scappato da casa", un'altra è sentirla con il corpo.
-
Imparami l’Internet
-
Il cugino del pandoro
-
Il tafazzismo dei Mad Men