Qualche mese fa ho chiesto il vostro aiuto per una piccola inchiesta su come si comportano gli adulti quando tornano sui banchi, che mi è stata utilissima sia per riprogettare i miei corsi (e idearne di nuovi) sia per scrivere un contributo per il Mediascapes Journal. Il paper “Imparami l’Internet” è finalmente disponibile nel numero appena uscito, Educare/educarsi nell’ambiente digitale.
Tra gli obiettivi affrontati
Restituire immagini al romanzo di Manzoni, risonorizzare la Divina Commedia, fotografarsi dentro Caravaggio, liberare erotismo tramite Mozart, non porre limiti alla possibilità di dare numeri: semplici esempi di cambiamenti di prospettiva, apparentemente piccoli, di fatto drastici e profondi, che il digitale e la rete invitano a fare.
Ringrazio voi per gli spunti e Roberto Maragliano per l’incredibile lavoro di analisi, pensiero e mobilitazione che continua a farmi sperare nella possibilità di un cambiamento vero (divertendosi pure).
Spero leggiate il paper “Imparami l’Internet”, dove ho sintetizzato le cose più importanti per me, sempre con l’aiuto del #Luminol; vi anticipo qui le conclusioni, che sono la cosa che mi sta più a cuore:
Ci serve pensare in modo diverso per poter cambiare e per farlo la strada più veloce è cambiare le nostre abitudini: disegnare invece di scrivere, camminare invece di stare seduti, comunicare con le azioni invece che con le parole. Il like è un atto non più solo linguistico, l’eBook lo sottolineiamo direttamente con le nostre dita, pelle che tocca parole. I miei personali ferri del mestiere non sono lo smartphone, la tastiera o il computer e tantomeno i manuali how to o for dummies: sono il pensiero e le ricerche di neuroscienziati, fisici, filosofi, romanzieri, linguisti e artisti che continuano a investigare l’umano mettendo in discussione tutto quello che credevamo sapere e di aver capito. Non studiate Internet, studiate le persone: sono loro la grande rivoluzione in corso.