Chi fa un lavoro come il mio, un lavoro che ha molto più a che fare con il far cambiare punto di vista ai miei clienti che con qualunque altra cosa; clienti che mi pagano per vederli tutti, i punti di vista, non rimanere inchiodati al proprio, che poi ti sembra coincida con la Realtà e poi un bel giorno ti ritrovi che invece no e porti i libri in tribunale.
Chi fa un lavoro come il mio, anche se come me lo fa (o cerca di farlo) con rispetto, gentilezza e umiltà, è scomodo. Anche se cerca di farlo al condizionale, rinunciando troppo spesso all’indicativo. Anche se cerca di farlo da tutti i punti di vista, non solo dal proprio.
Chi fa un lavoro come il mio si fa facile dei nemici e a me questo non piace, a me piace essere utile e sentirmi voluta bene. A me piace stare dietro le quinte e farti prendere il merito, perché chi mi paga non mi vuole sul palcoscenico, vuole che tu impari a starci (che sia un palcoscenico digitale o fisico poco importa).
Chi fa un lavoro come il mio impara in fretta una cosa, e cioè che il primo a lamentarsi ha quasi tutte le colpe. Si chiama coda di paglia e ehi, non l’ho inventata io: questa cosa la sappiamo tutti, da tutti i punti di vista.
la coda di paglia, quando pestata, urta. Per rimuoverla occorrono immersioni nelle profondità dell’ego e bonifiche dolorose.
:)