In un’epoca lontana lontana, fino a circa vent’anni fa fa, le persone scrivevano articoli, scattavano foto, giravano video, li sistemavano, li rifinivano, li pubblicavano. Nel pubblicarli potevano – se consapevoli della loro esistenza – scegliere una licenza Creative Commons diversa dal copyright e chi voleva ripubblicare quei contenuti poteva farlo in modo più agile e veloce.
Oggi il diritto d’autore non è cambiato e la diffusione delle licenze Creative Commons ancora meno, ma sempre di più noi pubblichiamo mentre produciamo un contenuto e non in un secondo momento (pensate a Twitter, a Instagram, a TikTok) e se vogliamo ripubblicare un contenuto altrui non dobbiamo prelevarlo da un server e caricarlo da un altro: lo share, l’embed e le API permettono di ospitare un contenuto senza spostarlo, con il non secondario effetto per l’autore di godere non solo dell’aumentata visibilità ma anche, nel caso dell’embed di un aumentato traffico. Lo share e l’embed in un certo senso incorporano l’attribuzione della paternità del diritto d’autore e impediscono le manipolazioni del contenuto, migliorando nettamente la situazione del rispetto della paternità dell’opera.
Mi chiedo e vi chiedo se le licenze Creative Commons non potrebbero prendere in considerazione queste possibilità di distribuzione, soprattutto su piattaforme che – a differenza per esempio di Flickr e YouTube – non lasciano liberi gli utilizzatori di scegliere la licenza con cui distribuire i contenuti.