La prima volta che io e Filippo, invitati da Roberta Milano, ci siamo affacciati a Buy Tourism Online nel 2011 abbiamo capito di aver sbagliato tutto, ma per fortuna abbiamo fatto in tempo a rendercene conto e ad adattarci. Siamo arrivati convinti di essere un corpo estraneo ospite di una galassia aliena, ma dopo pochi minuti ci sentivamo come quando prendi una casa per le vacanze con tanti amici e scopri che niente è come ti aspettavi. Per noi è una sensazione meravigliosa, ma può anche spaventare.
Era l’ultimo anno della Leopolda e c’era anche lo Storming Pizza; a metà del primo pomeriggio io – perculata da Filippo – tornai in albergo per rifare completamente le slide. Non solo avevo decisamente sottovalutato la platea, ma mi ero resa conto che, invitata per insegnare, ero lì soprattutto per imparare. Nella sala il giorno dopo c’era così tanta gente che ancora lo ricordo come un abbraccio (un po’ sudato): era una sala piccola, ma calorosa, interessata, curiosa. Parlavamo già di storytelling e già dicevamo che le storie è meglio farle raccontare ai clienti: meno creation, più curation. Meno ego, più social (di quello umano, quello che fa bene al cuore e alle vendite).
La presentazione del 2011, special guest Sherazade e Cyrano de Bergerac
Il secondo anno eravamo già più preparati, ma il copione si è ripetuto uguale: ho rifatto le slide al pomeriggio del primo giorno, iniziando una simpatica tradizione di litigi furibondi con Filippo. Non eravamo più alla Leopolda (che rimpiango molto), ma l’incantamento dell’anno prima era intatto, perché abbiamo (ri)trovato una professionalità rara, resa più gustosa dall’informalità del tutto.
Mi sentivo a casa in un posto dove era tutto in ordine e incasinato allo stesso tempo, un posto dove era possibile violare le regole, sfidare le aspettative, giocare con il pubblico, senza i riti e i lacci tipici delle conferenze di questo tipo. Un posto dove uno degli organizzatori si racconta come “facilitatore tra pubblico e speaker” è un posto dove tutto può succedere, sia in sala sia su Twitter, che qui più che mai è il dietro le quinte pubblico e ufficiale della manifestazione.
La presentazione del 2012, la prima con schizzi di sangue
Negli anni successivi, quasi sempre in vacanza, veniva fuori qualcosa che “questa è per BTO”, qualcosa con cui giocare prima e su cui lavorare dopo. Mettere in fila queste presentazioni, rivederle adesso, è emozionante: è un lavoro in corso d’opera che piano piano è diventato un metodo tutto nostro, elaborato insieme a centinaia di persone in diretta e testato con sempre più clienti.
La presentazione del 2013, l’unica con un tentativo (fallito) di fare ordine
La presentazione del 2014: abbasso la cronologia, viva le mappe!
La presentazione del 2015: qui pare si capisse anche quello che dicevamo
In molti hanno commentato la presentazione dell’anno scorso dicendo che era la sintesi di tutte le precedenti: noi non ce n’eravamo resi conto, ma è proprio così. Un’intuzione testata negli anni giunta a maturazione, anche in parallelo alle alterne fortune di Pleens, progetto orfano di un software che da soli non siamo ancora riusciti a domare (ma non ci arrendiamo). Anche per questo, ma non solo per questo, è nata l’idea di stare fermi un giro. Prima è stata stanchezza, forse anche un po’ di pigrizia; poi l’idea forte “da BTO” che non arrivava, presi come siamo da altri filoni di ricerca e infine la certezza: quest’anno non abbiamo niente di pronto da dire.
E come lo diciamo a Robert? Robert ce lo siamo trovati davanti per caso in Stazione Centrale a Milano, bello come il sole. “Ok, però venite lo stesso, eh?”. Ed eccola la nostra idea per BTO che mancava: quest’anno veniamo e ascoltiamo. Non solo gli speaker, ma tutti quelli che incontriamo, tutti quelli che in cinque anni di fughe in albergo a rifare le slide, ansie da prestazione prima e stanchezza poi abbiamo dovuto un po’ trascurare. Cercateci in giro durante BTO 2016, che invece di fare un intervento, per una volta, parliamo.