«Questa volta vinciamo»
(Viva la libertà, Roberto Andò)

C’è un’Italia che scopri solo girandola e non assomiglia molto né a quella raccontata dai media né a quella vissuta da chi la abita: un paese – migliaia di paesi – fatto di passione, emozione, spirito, sapienza, intraprendenza e tanta, tanta paura di stare sbagliando tutto che però non impedisce di agire. È un’Italia che ancora non ci crede, ma ci prova lo stesso. Una Destinazione Umana, non a caso il nome di un progetto nato oggi.

Girando molto e molto osservando tra Cagliari, Trieste, Ischia, Trento, Costigliole D’Asti e Gavi trovo tante cose in comune: cibi e vini che non conoscevo e che non c’entrano molto con quello che crediamo essere “cucina italiana”, la convinzione di essere gli unici rimasti indietro, il dispiacere per essere ostacolati da chi potrebbe almeno stare fermo, la felicità di scoprire che il mio entusiasmo è sincero anche se non sono per niente di bocca buona, anzi.

In ogni posto in cui vado va in scena la stessa sceneggiatura:

«Qui siamo indietro»
«Lo dite tutti ovunque vado»
«Qui non ci aiutano»
«Lo dite tutti ovunque vado»
«L’erba del vicino è sempre più verde»
“Il vicino sei tu :-)»

Lo stupore delle sorelle Poggio per quel turista che su Booking ha scritto che il materasso è molle non c’entra niente con Booking o con le recensioni, è proprio stupore e anche un po’ di ilarità, di quella che tra sorelle scatta a volte per DNA ma che include gli ospiti, almeno quelli che hanno dormito bene (su ottimi materassi, con lenzuola da urlo, in una casa vera, con un panorama da impedirti di leggere e una cucina aperta sul serio che sforna quello di cui hai voglia, senza menu).

L’eleganza di Marianna, che leggo da anni e ho ri-conosciuto in ogni gesto, e la verve di Fiammetta che ride e ti mangia di sorrisi che ritrovi in ogni dettaglio della sua casa che sta diventando un b&b; registe impeccabili di una giornata per me lunga e faticosa, ma non per le cuoche vere, sia quelle che ci hanno insegnato sia quelle che hanno aspettato che la marmellata di pere fosse pronta (e io sconfitta coi piedi a melanzana già dopo un’ora :-)

La sorpresa di scoprire le persone che danno vita a storie che ami: cenare da I Bologna e scoprire che sei in casa Braida, un po’ come quando a cena ad Alba ho scoperto che la gentile signora di cui mi ero innamorata a prima vista era la figlia di Fenoglio. La cena con le donne del vino, che dietro tutto questo mondo ci sono loro, ci siamo noi, in cucina, dietro le quinte, a fare impresa. Come Violetta, che non solo ha 84 anni e da 50 anni regna in cucina ma lo fa in un ristorante che ha creato lei dopo essere rimasta vedova a 40 anni con due figli: terre di donne che lasciano la scuola, dissodano campi, creano imprese, fanno cibo, bûnet, vino, figli, cani, gatti e patrimoni dell’umanità.

C’è questa Italia che non è più solo romafirenzevenezia ma ancora non lo sa: quasi sempre l’energia nasce da piccoli gruppi agguerriti che fanno succedere le cose, ma a volte anche dalle istituzioni che decidono di farsi raccontare da altri cosa sta succedendo. E quello che sta succedendo è semplice: per una volta ce la possiamo fare, lo sappiamo fare, guarda mamma, lo stiamo facendo.

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