Una vita a far distinguo
Quando studiavo PR dovevo spiegare che erano le PR serie, non Pranzi e Ricevimenti. Quando ho iniziato a lavorare con Internet era necessario precisare che virtuale non vuol dire finto, ma digitalizzato. E poi le community, che non sono software, ma gruppi di persone.
E i contenuti, che non sono testi, ma i contenuti tutti, quindi anche foto, schizzi, video, impronte digitali, cuori su mappe, azioni, attenzioni. E Twitter che non è un social network, ma microblogging. E da un paio d’anni lo storytelling, che non è raccontare storie, ma fare user experience design creando un campo di forza che assomiglia molto ai mondi narrativi, mondi da cui non vuoi uscire.
Una vita a dire che sì, ma no. Che è così, ma non proprio. Che lo faccio, ma non è quello che credi. Sono stanchina, spariglio un po’.
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C’è un mondo che chiude e un mondo che apre, in mezzo camminiamo e lavoriamo noi, incerti se insistere per farci ascoltare da chi urla con le orecchie tappate o se serrare le fila e andare avanti compatti con chi sta già facendo invece di parlare.
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Una vita a far distinguo
Ci sono 13 commenti
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[…] in un mondo appositamente realizzato” come sostiene Andrea Fontana. Oppure, come chiarisce Mafe de Baggis, “fare user experience design creando un campo di forza che assomiglia molto ai mondi narrativi, […]
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dici eh :) ci vediamo il 13 maggio in Dentsu!
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:-)
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è tutto la vita che sogno un lavoro che mia mamma possa capire.
ormai ho rinunciato.-
Il mio problema è che io i distinguo li devo fare con chi il mio lavoro pensa di capirlo :(
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Tutti pensano di capirlo e soprattutto essere in grado di farlo :-P
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“Che lavoro fai?”
“La media planner”
…..smarrimento…..
“quando vedi una pubblicità in televisione, su un giornale, alla radio…ce l’ho messa io.”
Praticamente son più di 10 anni che rompo le scatole a chi vuole vedersi un film o ascoltare canzoni :)-
ok, sei messa peggio di me :-)
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Copywriter?
Cioè?
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ecco, riletto n volte, e ci è scappato dentro comunque l’errore (hanno, sono definite)
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In effetti, la maggior parte delle professioni legate all’ambito digitale hanno, sono definite in mariera molto approssimativa nella mente di molti nostri interlocutori -“Ah, ecco, lavori in Internet. Cioè?”-
Anche io, che mi occupo di disegno tecnico e cartografia -tra l’altro Spleen è un’idea stupenda, l’ho già scritto di là, su Twitter, ma mi pare giusto ribadirlo pure qua- noto che spesso, quando rispondo alla domanda su che lavoro faccio, c’è sempre bisogno di un approfondimento, Figurarsi poi se oso nominare la sigla GIS.
A volte son tentato di rispondere con la definizione che ha coniato anni fa mia figlia: “mio papà lavora con Paint”-
(grazie!)
Non è solo digitale, prima facevo il copywriter, secondo te quanti capivano cosa facevo tutto il giorno? :-)
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[…] in un mondo appositamente realizzato” come sostiene Andrea Fontana. Oppure, come chiarisce Mafe de Baggis, “fare user experience design creando un campo di forza che assomiglia molto ai mondi narrativi, […]