Il viaggio inizia online e continua mobile
Quando inizia un viaggio? Quando nasce il desiderio, quando si chiude la valigia, quando si arriva a destinazione? Internet permette a chiunque lo voglia di esplorare mille destinazioni diverse prima ancora di aver deciso di partire: una sorta di “window shopping” a disposizione in ogni momento, con la possibilità concreta di percorrere le strade di una città, di vedere la via e l’ingresso di un albergo, di verificare le distanze reali e di curiosare nelle recensioni degli altri clienti.
Un mondo di sogni e desideri che viene poi punteggiato di dati, fatti, giudizi, voti: nel momento in cui la decisione di partire e di prenotare si concretizza il sogno diventa un piano vero e proprio e il viaggiatore a occhi aperti li spalanca ancora di più per verificare e prevenire ogni singola pecca, per confrontare metri quadri, prezzi e servizi e per colmare la differenza tra la presentazione di chi propone e le esperienze di chi c’è già stato.
Tutto questo avviene, quasi sempre, seduti a un computer: in una posizione mentale e fisica di attenzione, con la possibilità di prendere appunti, per i più precisi di creare tabelle di confronto. Il sogno, la verifica, la prenotazione: un processo autonomo, al computer, aiutato da siti di servizio che tengono traccia dell’itinerario.
E poi si parte e, roaming permettendo, ci portiamo Internet in tasca e continuiamo a usarlo per sognare, confrontare, verificare e sempre più spesso prenotare, in un processo simile ma dal contesto completamente diverso. Siamo in piedi o comunque non seduti a una scrivania, siamo in macchina, in treno, magari stiamo camminando, magari siamo fermi davanti a un museo o a un ristorante, magari stiamo decidendo che fare, dove andare, come adattare i nostri programmi a un cambiamento del meteo, un momento di stanchezza, il desiderio improvviso di qualcosa di diverso.
Le app mobili sono diventate la nostra guida: per orientarci con le mappe, per scegliere con i siti di consigli geolocalizzati, per raccontare sui social media quello che succede, che vediamo, che scopriamo, che viviamo. Qualunque sia l’esigenza del viaggiatore per gli operatori turistici l’importante è imparare a raccontare e a proporre se stessi raccontando una storia, accogliendo, invitando a condividere emozioni e ricordi più che valutazioni e giudizi. A parità di offerta scegliamo chi sentiamo più accogliente e con Internet le possibilità di essere accoglienti a distanza o sul posto aumentano a dismisura.
Far rimanere male i clienti
Un viaggio – ogni viaggio – è come una scatola di cioccolatini, sì, quella di Forrest Gump: per quanto tu possa informarti, progettare e organizzare non sai mai quello ti capiterà.
Può essere un problema (immagino che sia quello che spinge molti a restare a casa) e può essere parte del gioco. Quello che non mi sta bene è che le persone che decidono quali cioccolatini mettere nella scatola complichino il gioco mentendo (anche solo per omissione).
È un mondo improvvisamente complicato per l’industria turistica, sì, improvviso come la neve a gennaio: è un’incredibile scoperta, qualcosa impossibile da immaginare.
Se hai un sito bello e un albergo brutto, il tuo cliente ci rimane male.
Se scrivi che c’è la SPA e non che è aperta solo d’estate, il tuo cliente ci rimane male.
Se scrivi che la sauna chiude alle 20:00 e invece la spegni alle 19:00, il tuo cliente ci rimane male.
Se scrivi che c’è l’area benessere ma non che l’accesso costa 70 euro, il tuo cliente ci rimane male.
Se metti la camera a 180 euro e il parcheggio della macchina a 35, il tuo cliente ci rimane male.
I 5 minuti dalla spiaggia, la vista mare che però è a 30 chilometri, lo skilift appena usciti dall’albergo che però è solo per il campetto, la colazione inclusa ma solo il buffet, le scritte in piccolo e soprattutto quello che dovresti dirmi ma non mi dici, che se c’è un matrimonio (e c’è quasi sempre un matrimonio) mezzo albergo è inaccessibile, che abbiamo organizzato un brunch e costa 50 euro e se vuoi solo fare colazione c’è un brunch, no?
Qualcuno pensa davvero che, in un mondo in cui quando il tuo cliente ci rimane male fotografa, scrive e pubblica, sia intelligente dedicare buona parte delle energie al maquillage di una realtà che poi non può nascondere?
Perché non dedicare queste energie a capire che se la camera costa 215 euro parcheggio incluso (o wi-fi incluso o SPA inclusa) superati certi livelli di prezzo il cliente lo prendi lo stesso e lo fai sentire un principe ereditario? È difficile capire che chi vuole risparmiare da te non viene comunque e che chi vuole spendere detesta sentirsi un pollo da spennare?
Preferisco i viaggi ai cioccolatini, ma in entrambi i casi detesto le scatole molto ricche e barocche con poi dentro – fastosamente disposti – pochi pezzi e diversi dalla foto.
Innovare senza un vero motivo
C’è questa idea di innovazione che si traduce in «adottare l’ultima tecnologia a prescindere da qualunque pensiero», un’idea figlia – a voler pensare bene – di un malinteso pragmatismo per cui tutto si può comprare e installare, senza un pensiero prima, senza impegno dopo. Non lo dico per moralismo o per puritanesimo: pensiero e impegno possono essere, anzi, in questo campo sono, passione e divertimento, un po’ come allenarsi per la maratona, imparare a suonare uno strumento, preparare una cena per gli amici. Fai fatica, bestemmi un po’, ma guai a rinunciarci e alla fine sei felice.
L’innovazione raramente si compra e difficilmente si installa, anche perché quasi mai funziona al primo colpo e soprattutto come ce l’eravamo immaginata: come spiega bene Paolo Giovine nel suo Saggio breve sull’idea di innovazione nasce quasi sempre dall’ideazione o dal miglioramento di un processo e solo dopo dall’applicazione di una soluzione (che può anche non essere tecnologica).
Per fare innovazione è indispensabile vedere il cambiamento in continuità con il passato, come inanella Giorgia Lupi intervistata da Babele Magazine:
Da un certo punto di vista possiamo dire che la tecnologia e l’innovazione sono state introdotte nel panorama dei viaggi sin dai tempi antichi, con la ruota, la scrittura e la produzione di mappe e cartografie, e più recentemente con aeroplani, treni, auto ed ora con internet ed i dispositivi mobili. Il nostro cambiamento nel modo di viaggiare (e vivere, e creare) sta semplicemente continuando a cambiare, come è sempre stato, forse a velocità più alta.
Allenata come sono a cercare ovunque la «struttura che connette» di batesoniana memoria non apprezzo i tentativi di venderci il mondo in cui viviamo come brusca rottura con un passato, idilliaco o atroce a seconda degli sbalzi d’umore: uno volta che hai messo la bussola e lo smartphone nello stesso cassetto sei libero di disinteressarti della tecnologia e di concentrarti sui processi, sei libero di farti le domande che liberano le energie:
- Cosa posso fare meglio?
- Come posso rendere divertenti le parti noiose?
- Cosa posso offrire in più?
- Cosa posso togliere per migliorare l’esperienza?
Continuare a confinare l’innovazione in campo turistico ai servizi online o al b2b è un tipico esempio di miopia benintenzionata: i viaggiatori vogliono viaggiare e il mio obiettivo dev’essere migliorare il viaggio, perché una vacanza sia vacanza. Esempi di innovazione nel viaggio sono i voli low cost, le offerte all inclusive, il late checkout e gli upgrade gratuiti: tutto il resto – storytravelling compreso – ti serve a capire come immaginare e inventare un modo di accogliere le persone meglio, in modo leggero e divertente, dando sempre la sensazione che ci sia qualcosa in più di quello per cui hai pagato e soprattutto qualcosa in meno, qualcosa di cui in passato avresti fatto volentieri a meno.
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I media digitali permettono l'emergere di competenze ed esperienze secondo criteri diversi dalla gerarchia e dal filtro editoriale, che è una cosa diversa dall'ascoltare l'opinione di chiunque su come mettere in sicurezza un balcone.
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(lavoro, guadagno) Pago, pretendo
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Ancora su #primadiInternet
Ci sono 2 commenti
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Ciao Mafe, condivido appieno le parole che dici: “per gli operatori turistici l’importante è imparare a raccontare e a proporre se stessi raccontando una storia”. Sono un operatore turistico in Salento e la mia esperienza è proprio partita dal raccontare. Praticamente, ho prima raccontato la mia zona sul mio blog con la mia voce, in maniera del tutto personale. Poi, il mio racconto è diventato attività turistica vera e propria mano a mano che i lettori aumentavano considerevolmente. E sta crescendo. Dal mio punto di vista, mi sbilancio: chi non saprà raccontare la propria storia, accogliendo virtualmente, invitando a condividere emozioni, … non sarà molto competitivo nel mercato turistico del prossimissimo futuro. Da parte mia, adesso, abbiamo anche lanciato la versione inglese del blog, scriviamo ebook da scaricare gratis, abbiamo una bella community e i nostri followers, collaboriamo con guide viaggi internazionali. E puntiamo sempre più di investire il nostro tempo e la nostra passione nel raccontare, prima che nel vendere. Credo sia questa la strada da seguire, non solo nel settore turistico. A presto, Fabio.
[…] Mafe ha scritto questo poche settimane fa sul suo blog: […]