Come diventare impopolare in cinque facili mosse
Ogni giorno qualcuno riscopre con stupore che il possesso dei mezzi non garantisce il raggiungimento dei fini: puó essere un editore che vuole a tutti i costi riavere il modello di business di prima anche se tutto è cambiato, un autore convinto che la possibilità di pubblicarsi da solo lo porterà automaticamente nei cuori di tutti i lettori o un’azienda che confonde il canale con la relazione e quando le cose vanno storte (ma va’?) tutti sembrano pensare che se la formula magica individuata non funziona la colpa sia della formula.
Ahimè o grazie al cielo, la formula non funziona perché la magia non ce la mette internet, facebook, amazon o whatever: la magia è sempre la stessa dai tempi delle grotte di Lascaux, il talento.
Magari non il talento che tu chiameresti tale, per cui a vendere sfracelli di copie è un romanzetto per signora e non il nipotino di Joyce; magari non il talento che sei disposto a riconoscere, come quello di chi trasforma informazione e intrattenimento in cifre in nero alla fine di un bilancio; magari non il talento che rispetti, come quello di chi fa da pifferaio magico a un qualsivoglia prodotto che comunque tu e solo tu deciderai di comprare (ma che delitto perfetto poter dare la colpa al marketing, vuoi mettere?).
Il successo (qualunque cosa sia) non arriva con le ricette in cinque o sette o dieci passi, l’80/20 applicato alla scrittura o con qualunque cosa sia a disposizione di tutti gli altri : quando qualcosa funziona è come il “second cheapest wine“, tutti lo riconoscono ma solo dopo, solo quando c’è.
Avere la possibilità di fare qualcosa in più e con meno barriere all’ingresso di prima, questo fa la differenza: scambiarla con la certezza di ottenere quello che si vuole dimostra solo che sei il primo a sottovalutare quello che tu e solo tu puoi metterci dentro, che sia un libro, un modello di business o quel che ti serve per non dare per l’ennesima volta la colpa a qualcun altro.
(Repost)
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