Lavoro per liberare le energie delle aziende e delle persone usando le storie per mettere ordine nel loro modo di comunicare, di raccontarsi, di entrare in relazione con gli altri. Lo faccio usando soprattutto i media digitali, ma solo perché da una ventina d’anni sono l’ambiente più interessante tra tutti quelli a disposizione, soprattutto se combinati con un uso narrativo degli spazi fisici (negozi, uffici, luoghi d’incontro).

Ok, ma in pratica cosa fai?
Come (digital) media strategist ti aiuto a vedere i diversi media come punti di contatto con i tuoi clienti ideali (anche quelli che ancora non sanno che esisti) e a capire come progettare, sviluppare e gestire nel tempo la tua presenza su quelli rilevanti per te e per il tuo mercato. Ho messo «digital» tra parentesi perché ho più esperienza con i media digitali (ho iniziato a usarli professionalmente a metà degli anni ’90), ma sono convinta della necessità di una strategia transmediale, cioè un filo conduttore che tenga insieme tutti i punti di contatto: dal sito al negozio a Facebook ai cartellini del prezzo alla scatola con cui consegni i prodotti al modo in cui rispondi alle recensioni.
Il modo migliore per lavorare insieme è partire dai «Buoni propositi» (progettiamo insieme la strategia a partire dall’identikit dei clienti ideali) e poi capire se posso fare qualcos’altro per te oppure lasciarti con un buon briefing per altri fornitori. Non mi affeziono :-)
Ma quindi lavori solo con clienti e budget importanti :(
Tutto il contrario: i professionisti e le piccole aziende sono i migliori clienti possibili, perché riescono a controllare l’intero processo. Il mio costo orario è alto, ma lavorando con chi insieme pensa, decide e gestisce riusciamo a fare un ottimo lavoro in pochissimo tempo (una giornata o poco più).
Io però mi occupo solo di un pezzettino del processo, come faccio?
È semplice: insieme identifichiamo il tuo campo d’azione, cioè quello su cui puoi intervenire, e cerchiamo di renderlo in sé un esempio perfetto di come tutto il resto dovrebbe funzionare. Il mio modo di lavorare è come una lente d’ingrandimento, a seconda del campo disponibile andiamo più nel dettaglio possibile, ma non di più.
E se non ho budget?
Io, come tutti, lavoro per vivere, e non posso permettermi di farlo gratis o a poco (anche perché ho poche energie). C’è però un’eccezione importante alla regola, anzi due: sono interessata a lavorare pro bono se ho qualcosa da imparare (e quindi se lavori in un settore che ho bisogno di conoscere meglio) e soprattutto se sei molto aperto alla sperimentazione. Quindi, nel dubbio, scrivimi: non sono interessata alla visibilità, ma all’esperienza.
Ma una bio normale ce l’hai?
Ma certo: ho 48 anni, sono una freelance convinta, progetto e gestisco iniziative di comunicazione (relazioni pubbliche e copywriting) dal 1991 e dal 1998 cerco di mettere a frutto la mia esperienza del mondo della comunicazione tradizionale per portare in Internet le aziende, le testate e le persone che ne sentono il bisogno, guidandole a interpretare e vivere correttamente un medium complesso e divertente (e ormai parte dell’esperienza quotidiana di chiunque).
All’attività di consulenza di comunicazione e di progettazione di piani editoriali e di presenza negli ambienti sociali online (community, blog, social media) associo la formazione (in aula e personale) e la scrittura (Le tribù di Internet, 2001, Hops Libri; Lei non sa chi sono io, 2007, RGB Editore; Preso nella rete, 2009, Morellini Editore; World Wide We, Apogeo, 2010).
Ho avuto una rubrica su Punto Informatico (NoLogo). Per 7 anni ho tenuto un blog doppio, Maestrini per caso; dal 2009 sono tornata a scrivere su toni più personali in giro per la rete. Nel 2014 è uscito il saggio breve «#Luminol. Tracce di realtà rivelate dai media digitali» per Informant.