Impara a lavorare con l’Intelligenza Artificiale, usala come un assistente per cercare informazioni e scrivere meglio.
Sabato 18 febbraio, online, 6 ore di formazione, con Mafe e Alberto Puliafito
In una situazione di apparente affollamento di offerta informativa e di intrattenimento non basta che il contenuto sia interessante, ben scritto, utile o divertente: è bene ridurre al minimo l'impegno necessario per usarlo e soprattutto per riconoscerlo.
Alla fine di un workshop di co-design un cliente mi ha chiesto “quindi per te senza format non c’è audience?“; in realtà lui aveva detto “target”, parola che non amo molto perché ormai imprecisa, retaggio di un periodo in cui avevamo pochi dati e di grana grossa.
Oggi non solo abbiamo la possibilità di avere più dati sui nostri clienti ideali, ma soprattutto possiamo alimentare questi dati usando i contenuti per profilare meglio le persone raggiungibili con il nostro sito, possibilmente tracciate con il pixel di Facebook.
In una situazione di apparente affollamento di offerta informativa e di intrattenimento non basta che il contenuto sia interessante, ben scritto, utile o divertente: è bene ridurre al minimo l’impegno necessario per usarlo e soprattutto per riconoscerlo. Non sto parlando di impegno per leggere, capire o guardare, ma di usabilità: posso benissimo osare e proporre contenuti stimolanti, ma più oso più devo curare la qualità dell’esperienza. Per questo dico che l’affollamento è apparente: abbiamo tantissimi contenuti, ma un’offerta scarsissima. Bruce Springsteen cantava 57 Channels (And Nothin’ On) e non è cambiato niente, solo un paio di zero dopo il numero.
Progettare un format, parola che possiamo tradurre con schema e/o taglio, significa fare una volta per tutte il lavoro di progettazione dell’esperienza del contenuto, per poterlo replicare preoccupandoci solo delle informazioni. Se chi ti segue ritrova ogni volta lo stesso schema avrà molte più energie per i contenuti.
No, o meglio non solo o non per forza. Ecco un po’ di esempi di format puramente linguistici o di comportamento, più un taglio editoriale che una soluzione tecnico/grafica:
Quando riusciamo anche a trovare un format grafico o tipografico, meglio; un buon esempio di format semplice da realizzare e molto efficace è questo usato da Trentino Cultura per i tweet di elenco delle attività:
Gli eventi da non perdere oggi in Trentino:
📌 Zoologia fantastica ➡️https://t.co/zrDPguj4hR
💬 Incontro
🕘 18.00
📍 @Museo_Rovereto pic.twitter.com/Qd0IyGC7o4— Trentino Cultura (@CulturaTrentino) May 26, 2017
A volte un format da solo ti permette di posizionarti con contenuti già molto diffusi; pensate a Tasty e all’idea di riprendere le ricette dall’alto. Un format perfetto per chi non sa cucinare e che risolve anche il problema del set per le riprese e del volto di chi prepara il cibo.
No, per niente, anzi: i format più utili sono quelli che ti permettono di dare forma a iniziative complesse. Ti do un paio di esempi di format che ho ideato, testato e messo a punto con i miei clienti:
Per esempio, partendo dai partecipanti al corso di Personal (love)branding:
E per me? Un buon format per me è sicuramente questo: allenarsi a regalare format a chiunque incontri, perché la generosità è il taglio trasversale, quello che sta bene con tutto.
Per prosperare in una società digitalizzata dobbiamo mettere in discussione tutto quello che sappiamo, tutto quello in cui crediamo, tutto quello che ci hanno insegnato. Poi ognuno sceglie la sua ascia: chi la penna, chi il mouse, chi la macchina fotografica, chi le mani.
[…] In questi casi consiglio di cercare almeno tre argomenti sempreverdi e poi di gestire l’imprevedibilità delle news con i format. […]